Uno sviluppo strutturale dell’edilizia
Aniem: abbiamo bisogno di procedere verso uno sviluppo strutturale dell’edilizia, più attenzione alla piccole e medie imprese
Il nostro sistema economico, come noto, è costituito per la sua quasi totalità da micro, piccole e medie imprese ed è da questa oggettiva consapevolezza che dobbiamo partire. Unitamente al fatto, altrettanto evidente, che il mondo del lavoro, le dinamiche economiche, i sistemi produttivi sono profondamente cambiati negli ultimi decenni”, dichiara Dino Piacentini Presidente di Aniem, l’associazione delle piccole e medie imprese edili, aderente a Confimi Industria “per questo non possiamo restare ancorati a metodi e regole che potevano avere un senso 50 anni fa ma che oggi si presentano incomprensibili, impraticabili, assolutamente penalizzanti per un sistema economico che voglia far emergere appieno le sue potenzialità. Quello di cui c’è bisogno è uno sviluppo strutturale dell’edilizia che possa dare uno svolta a tutto il comparto”.
“ Come Aniem “ ha dichiarato Piacentini “Vorremmo che tutti i sistemi di rappresentanza, politica, sindacale, imprenditoriale, facessero loro questi elementi, ripensassero anche al loro ruolo funzionale e contribuissero a costruire una nuovo sviluppo strutturale dell’edilizia.La definizione delle nuove regole sugli appalti, la riforma del mondo del lavoro, la sburocratizzazione ed il rinnovamento della Pubblica Amministrazione sono aspetti fondamentali per garantire uno sviluppo strutturale del nostro Paese.”
Affermazioni che chiedono alla politica un deciso cambio di direzione, una maggior attenzione e tutela nei confronti di veri protagonisti del sistema edilizio italiano. Un sistema che ha detta dei protagonisti non gode certamente di buona salute.
“ Le gare per assegnare appalti pubblici in Italia” si legge in una nota stampa di Aniem “non sono né sufficientemente trasparenti né meritocratiche. A sostenerlo è oltre il 70% degli iscritti di Aniem, l’Associazione nazionale imprese edili e manifatturiere.Tra queste ultime, chi ha dato un voto inferiore al 6 (quindi insufficiente) sul livello di trasparenza delle gare pubbliche di appalto è stato il 71%. Ancora più alta la percentuale di chi giudica i bandi pubblici non meritocratici (77%) e non in grado di offrire il miglior rapporto qualità/prezzo (79%)”.