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Attualità

Uil Messina. Il crollo dell’Edilizia e l’inerzia dei governi locali, regionali e nazionali

I drammatici dati relativi al letterale disfacimento del settore dell’edilizia, un comparto che è stato il principale volàno per l’economia dell’intera provincia messinese

Il crollo dell’Edilizia e l’inerzia dei governi locali, regionali e nazionali
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Anche quest’anno, come da consueta tradizione di Ferragosto, la Uil Messina e la Feneal Uil presentano, al fine di compiere un’analisi approfondita, i drammatici dati relativi al letterale disfacimento del settore dell’edilizia, un comparto che è stato il principale volàno per l’economia dell’intera provincia messinese.

La diffusione e pubblicizzazione di questo complesso e certosino studio effettuato dalla Uil Messina e dalla Feneal Uil, basato su un’articolata elaborazione di dati certi derivantidall’incrocio dei numeri ufficiali provenienti dalla Cassa Edile, dall’Inps e dall’Inail, rappresenta l’occasione per lanciare, con la forza dei paurosi numeri negativi che lo caratterizzano, l’ennesimo appello, ormai forse inutile, finalizzato ad evitare la definitiva cancellazione del settore dell’edilizia e per evidenziare le cause che, senza se e senza ma, vedono un’evidente pesante corresponsabilità del governo nazionale (oggi in piena crisi), del governo regionale guidato da Musumeci e delle amministrazioni comunale e metropolitana guidate dal sindaco di Messina De Luca. Carta canta: i freddi numeri consegnano una situazione drammatica ed impietosa del comparto edile, settore storicamente propulsore dell’economia della provincia di Messina. I dati in questione sono terrificanti e, di anno in anno, peggiorano senza che vi sia alcun segnale che evidenzi una benchè minima controtendenza.

Anche quest’anno dobbiamo segnalare e denunciare due aspetti gravi ed agghiaccianti: 1) nel giro di dieci anni i lavoratori occupati sono scesi da 16.182 del 2009 a soli 4.138 del 2019. Si sono persi ben 12.044posti di lavoro, vale a dire una secca diminuzione pari a -75%) il lavoro nero è vertiginosamente aumentato del 48%: i lavoratori in nero oggi presenti in un cantiere sono mediamente ben oltre il 74% della forza lavoro, ed infine il numero di gare aggiudicate in Provincia di Messina vede un segno negativo oltre il 66%. Insomma, una vera e propria macelleria sociale che si coniuga ad uno spropositato e predominante impiego di lavoro irregolare caratterizzato da una folle corsa al ribasso sul costo del lavoro che va a discapito dei diritti e della sicurezza dei lavoratori stessi.

E’ del tutto ovvio che, in primis nei cantieri edili, tutto ciò ha provocato forti elusioni contrattuali, fiscali e contributive, nonché il mancato rispetto delle più basilari norme di sicurezza sul lavoro.Pertanto, è lapalissiano affermare che soltanto attraverso una radicale inversione di questi numeri la città e la provincia di Messina potranno realisticamente pensare ad un futuro di concreto sviluppo.

Tutto il resto sono solo parole al vento poiché di chiacchiere inutili e di vuote promesse siamo tutti abbondantemente stanchi. In tal senso, dobbiamo evidenziare che proprio il sindaco di Messina De Luca, impegnato solamente a fare lo sceriffo e a giocare sui social, ha una gravissima responsabilità su tutta una serie di mancate azioni amministrative che avrebbero potuto dare respiro occupazionale ai tanti lavoratori edili, ormai da tempo immemore disoccupati. La verità è che De Luca non ha prodotto nessun atto amministrativo finalizzato a dare risposte al mondo del lavoro e in particolare al settore dell’edilizia.

Per esempio: come mai De Luca non parla più di risanamento e sbaraccamento? Ormai da troppo tempo affermiamo che il risanamento non è più rinviabile e che, fra l’altro, potrebbe rappresentare l’occasione per rilanciare concretamente il comparto dell’edilizia attraverso la costruzione di nuovi immobili, oltre a dare finalmente risposte ai cittadini coinvolti. Purtroppo, ad oltre un anno dalla costituzione dell’Arisme e dalle penose sceneggiate del sindaco De Luca caratterizzate dall’impegno solenne a realizzare lo sbaraccemento entro il 31 dicembre 2018, le baracche sono ben piantate al loro posto e di risanamento non parla più nessuno. Inoltre, è corretto rammentare che tante opportunità di sviluppo e di lavoro ci sarebbero attraverso l’edilizia scolastica, l’edilizia sanitaria, la messa in sicurezza dei torrenti, il rifacimenti dei tratti stradali cittadini e metropolitani.

Per non parlare delle grandi incompiute sulle quali ne abbiamo ripetutamente evidenziato la gravità dello stato dell’arte: approdi Tremestieri, opera essenziale per lo sviluppo infrastrutturale della nostra città ed ideale per ogni campagna elettorale, consegnato a alla Impresa esecutrice Co.ed.mar Srl a febbraio 2018 dall’amministrazione Accorinti e nuovamente a luglio 2019 dal sindaco De Luca, ma tutt’ora il cantiere è ostaggio di burocrazia e non ha mai visto un vero inizio lavori; copertura dei torrenti come Il Biesconte-Catarratti, opera da oltre 30 milioni di euro che dopo oltre 20 anni di attesa aspettava di vedere l’inizio lavori ed ancora oggi dopo un agiudicazione provvisoria ad un consorzio di Imprese è oggetto di ricorsi amministrativi, quindi la realizzazione anche di quest’ultima opera continua a rimanere un miraggio, ma sempre utile per gli annunci social di questa Amministrazione; e, ancora, la Fiera di Messina col rifacimento del Teatro, il nuovo Tribunale, i Depuratori, ecc ecc.; per non parlare delle ingenti risorse previste dai fondi del masterplan e dei patti per Messina e per la Sicilia, che ormai, tranne per un improbabile miracolo, andranno inesorabilmente perse per soggettive responsabilità politico-amministrative con grave nocumento per lo sviluppo e l’occupazione.

Nonostante tutto siamo testardi e i tragici numeri della crisi del settore dell’edilizia ci obbligano, seppur con tenue speranza, a lanciare l’ennesimo grido d’allarme finalizzato a sensibilizzare tutte le istituzioni, i governi nazionali e regionali, le amministrazioni locali e la deputazione messinese al fine di attivarsi per dare risposte concrete finalizzate a creare occupazione nel nostro territorio. Non dobbiamo più consentire ai nostri giovani, come fra l’altro certificato dai paurosi numeri pubblicati nei giorni scorsi dallo Svimez, di “emigrare” lontano da casa in cerca di occupazione e prospettive future che, oggi, con nostra grande rabbia Messina non riesce a garantire. Noi non ci fermeremo e nonostante il pessimismo della ragione la UIL Messina e la Feneal Uil proseguiranno, con forza e ad ogni livello, la battaglia per il lavoro: per un lavoro sicuro e per la rinascita economico-sociale del nostro territorio.

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