Terremoto Centro Italia: a tre anni dalle scosse siamo (ancora) persi in un circolo vizioso
Necessarie pianificazione e trasparenza delle informazioni e un governo che metta subito in agenda visione di futuro e ricostruzione di qualità.
A tre anni dal primo evento sismico del 2016, la macchina della ricostruzione procede a singhiozzi e cammina troppo lentamente. Tanta, inoltre, la confusione. Oltre a continue polemiche, rimpalli di responsabilità e inefficienze tra livelli istituzionali, strutture commissariali e professioni tecniche, il numero dei progetti presentati dai cittadini per ricevere il contributo testimonia che il cambio di passo promesso dal governo giallo-verde non c’è stato. Dati impietosi, che riflettono più la scarsa fiducia delle popolazioni nella ricostruzione che la lentezza della burocrazia: su circa 73 mila edifici dichiarati inagibili, le domande dei cittadini per il contributo sono circa 10 mila (poco più del 13%) e presso le Casse Edili i cantieri avviati negli ultimi mesi sono poche centinaia.
Le Regioni non hanno provveduto a elaborare il provvedimento per disciplinare la partecipazione delle popolazioni al processo di ricostruzione come previsto dal DL 189/2016 e dall’Ordinanza n.36 del 2017. Per fortuna qualche Comune volenteroso ha provveduto a dotarsi di un Regolamento.
“Tanta responsabilità – commenta il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – non è della burocrazia ma della volontà politica; e con la crisi di governo si rischia un ulteriore stallo. È necessario che il prossimo esecutivo abbia in agenda l’accelerazione di una ricostruzione di qualità, innovativa, trasparente, rispettosa dell’ambiente, del territorio e del lavoro”.
Non esiste ancora un monitoraggio complessivo della ricostruzione né della raccolta e gestione delle macerie. Per avere le informazioni bisogna contare sulla disponibilità dei funzionari regionali e ogni Regione usa metodi di elaborazione diversi.
Nonostante la sovrabbondanza di decreti e ordinanze, alcuni sacrosanti altri contraddittori o fatti per sanare situazioni alla meno peggio, il quadro normativo viene ritenuto ancora insufficiente. Siamo caduti in un circolo vizioso: la ricostruzione fa fatica a partire, i progetti presentati sono pochi, quindi si concedono le proroghe – dell’emergenza, dei termini di presentazione delle domande di contributo – che non fanno che alimentare la richiesta e l’attesa di un’altra proroga o di un altro intervento normativo. Da qui lo stallo e la confusione, a cui fanno seguito polemiche e rimpallo delle responsabilità tra le diverse istituzioni. Si compensa con l’assistenza e le proroghe il mancato avvio della ricostruzione.
Il ritardo rischia di alimentare lo spopolamento di tanti piccoli comuni dell’Appennino centrale oltre a far lievitare enormemente il costo per l’assistenza della popolazione priva di casa, si pensi alle centinaia di milioni spesi per pagare l’affitto a migliaia di famiglie con la casa inagibile (Contributo di Autonoma Sistemazione).
Senza una visione di futuro, è probabile che fra due o tre decenni le case siano di nuovo in piedi ma nella desertificazione sociale ed economica. Servono pianificazione e programmazione, finora grandi assenti. Continua a mancare un’idea di futuro di quelle aree interne, accompagnata da un progetto di sviluppo di economia locale che sappia coniugare le tante risorse naturali e culturali con la necessaria innovazione per rendere quelle terre attrattive per i giovani, offrendo loro opportunità di lavoro e di studio. Sono tante le criticità da affrontare: l’economia, il lavoro, la sicurezza, la legalità, la qualità della ricostruzione, le zone rosse ancora con le macerie, la gestione delle macerie private.
Inoltre, vanno garantite trasparenza e fruibilità delle informazioni. È stata per lo più disattesa la normativa del 2012 e 2013 sugli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni. Disattesa anche la norma (L. 89 del 24 luglio 2018) che prevede che entro il 7 settembre 2018 (con aggiornamento trimestrale) il Commissario Straordinario predisponga e pubblichi “le linee guida contenenti l’indicazione delle procedure e degli adempimenti connessi agli interventi di ricostruzione”. Linee guida necessarie per i cittadini e per i tecnici per districarsi tra ordinanze e norme, anche contraddittorie.
Trasparenza e macerie: le Marche sono l’unica Regione ad avere un sito dove si può verificare la (sola) raccolta. Eppure, lo Stato italiano ha già finanziato una piattaforma per verificare in tempo reale la rimozione delle macerie pubbliche e private e la loro destinazione per le aree colpite dal terremoto del 2009. Perché non viene utilizzata per gli altri terremoti che si sono succeduti?
Problemi anche sulla gestione delle macerie: le Marche all’inizio di luglio hanno lanciato un allarme pubblico sul rischio di sospendere la raccolta delle macerie per la mancanza di fondi disponibili da parte del governo. Mentre in Umbria sono passati otto mesi in cui la raccolta delle macerie si è fermata per incomprensioni tra il Commissario e la Regione. Con il lento avvio della ricostruzione privata si è già presentato il problema della gestione delle macerie private, che saranno molte di più di quelle pubbliche, e che senza una pianificazione, un indirizzo sia ministeriale che regionale si rischia che non siano gestite correttamente, a danno della salute e dell’ambiente, e che non si avvii una filiera industriale del recupero e riutilizzo degli inerti.
Sul fronte del lavoro, invece, “è positivo che il Commissario Straordinario abbia confermato, dopo un anno di incertezza, l’utilizzo del Documento Unico di Regolarità Contributiva di Congruità (Durc) e del Settimanale di cantiere, strumenti fondamentali per prevenire il lavoro sommerso e irregolare – sottolinea Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea -. Abbiamo già visto lavoro nero, irregolare, intermediazione illecita di manodopera, subappalti irregolari, norme di prevenzione e sicurezza sul lavoro non rispettate”. Devono essere rafforzati i controlli e resi accurati, duraturi e frequenti; i fatti dimostrano che solo le cose fatte bene, con la collaborazione di tutti, nel rispetto della legalità e della trasparenza, ci garantiscono tempi di realizzazione certi, qualità del lavoro e delle opere.