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Riforma sulla tassazione delle case riqualificate con il Superbonus

Riforma sulla tassazione delle case riqualificate con il Superbonus: emendamento per alleggerire le imposte sulla plusvalenza

Riforma sulla tassazione delle case riqualificate con il Superbonus
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Un nuovo emendamento fiscale mira a ridurre il periodo di imponibilità sulle vendite di immobili riqualificati col Superbonus, limitando il peso fiscale per i proprietari che vendono entro cinque anni, escludendo le parti comuni dai calcoli e prevedendo deduzioni su alcuni oneri finanziari

Riforma sulla tassazione delle case riqualificate con il Superbonus: emendamento per alleggerire le imposte sulla plusvalenza

La tassazione sulla plusvalenza derivante dal Superbonus prevede attualmente un’imposta del 26% sui contribuenti che cedono un immobile ristrutturato entro 10 anni dai lavori. Ora, un emendamento al disegno di legge fiscale, proposto dai senatori Lavinia Mennuni, Guido Quintino Liris e Matteo Gelmetti (FdI), potrebbe ridurre significativamente l’onere per i venditori.

L’emendamento suggerisce alcune modifiche chiave:

  • riduzione da 10 a 5 anni del periodo di imponibilità per la plusvalenza;
  • esenzione per immobili con preliminare di vendita registrato o trascritto entro il 1° gennaio 2024, ossia prima dell’entrata in vigore della normativa attuale;
  • esclusione parziale dalla tassazione, in casi in cui i lavori agevolati col Superbonus siano stati realizzati solo sulle parti comuni dell’edificio.

Per coloro che hanno usufruito della cessione del credito legata al Superbonus, l’emendamento propone di dedurre i costi finanziari associati. Inoltre, è prevista una rimodulazione della tassazione sulla plusvalenza basata sull’effettiva fruizione del Superbonus per i contribuenti che ne hanno usufruito tramite dichiarazione dei redditi, con regolamenti da definirsi tramite decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Le proposte sono frutto di un incontro organizzato dalla Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari (FIMAA), che lo scorso 22 ottobre ha riunito figure di rilievo come il Consiglio Nazionale del Notariato e l’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE), unitamente a diversi parlamentari. L’iniziativa della FIMAA mira a stimolare un mercato immobiliare attualmente in fase di stallo a causa delle restrizioni fiscali. “La disciplina attuale sta frenando le compravendite, col rischio di indebolire un settore chiave della nostra economia che rappresenta oltre il 20% del PIL nazionale,” afferma Maurizio Pezzetta, Vicepresidente vicario di FIMAA.

Secondo la Legge di Bilancio 2024, la plusvalenza derivante da lavori di riqualificazione agevolati col Superbonus è soggetta a un’aliquota fissa del 26% per le vendite effettuate entro 10 anni. Tale tassazione si applica indipendentemente dalla percentuale di detrazione sfruttata, con alcune eccezioni per le abitazioni principali e gli immobili acquisiti per successione.

L’introduzione del 26% ha sollevato dubbi e critiche: in marzo, i notai avevano chiesto una differenziazione della tassazione sulla base del tipo di intervento edilizio e della localizzazione dell’immobile, richiesta che però non è stata accolta. Successivamente, a luglio, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito le responsabilità di pagamento per la plusvalenza Superbonus in casi particolari, come quando il venditore dell’immobile è differente dal soggetto che ha sostenuto i costi dei lavori.

Infine, un ulteriore chiarimento è stato fornito in ottobre in merito agli immobili acquisiti parzialmente per successione e parzialmente per acquisto: solo la plusvalenza relativa alla parte acquistata è tassabile, mentre quella ereditata ne resta esclusa.

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