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Quale ruolo per il geometra del futuro? Le Parole del presidente CNGeGL Savoncelli

In un editoriale a sua firma e pubblicato oggi dal quotidiano economico finanziario “Italia Oggi”, il Presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli anticipa la sua vision sul ruolo futuro del geometra

Quale ruolo per il geometra del futuro?
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In un editoriale a sua firma e pubblicato oggi dal quotidiano economico finanziario “Italia Oggi”, il Presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli anticipa la sua vision sul ruolo futuro del geometra, evidenziando come questa figura tecnica potrà fornire soluzioni a elevato tasso d’innovazione tecnologica in edilizia, per la prevenzione e la mitigazione dei rischi naturali, per la manutenzione dell’ambiente costruito, nel telerilevamento aereo e spaziale, nei progetti di rigenerazione urbana come nell’abbattimento dell’inquinamento indoor per l’innalzamento del comfort abitativo e la salubrità degli edifici.

Lo scorso 27 novembre la Commissione Europea ha indicato il percorso che i vari Stati dovranno compiere per raggiungere l’obiettivo di un’Europa a “impatto zero” entro il 2050, capace di limitare quegli effetti del cambiamento climatico sul Pianeta tristemente noti anche in Italia, palcoscenico di disastri ambientali tanto devastanti quanto ricorrenti.

Dal 28 novembre al 1 dicembre la città di Mantova ha ospitato il primo Forum Mondiale sulle Foreste Urbane: oltre 400 esperti provenienti da più di 50 Paesi di tutto il mondo hanno discusso dell’importanza di incrementare gli spazi verdi nelle città per garantire un maggiore assorbimento di anidride carbonica, una riduzione delle temperature urbane tra i 2 e gli 8 gradi, una protezione nell’eventualità di eventi catastrofici come ad esempio i nubifragi (l’Italia registra annualmente da 8 a 10 “bombe d’acqua”) grazie alla presenza, ad esempio, di terriccio assorbente e sistemi di drenaggio che favoriscono il passaggio graduale delle acque.

E ancora: la Conferenza delle Parti promossa dalle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP24), che dal 3 al 14 dicembre ha riunito in Polonia i rappresentanti di circa 200 Paesi chiamati, tra l’altro, a definire le strategie di adattamento, nonché la conferenza nazionale Agricoltura Senza Tracce svoltasi a Roma il 5 dicembre, dove si è parlato di produzioni sostenibili e nuove tecniche green.

Questi eventi, vere e proprie bussole per comprendere quali dinamiche incideranno nella definizione degli scenari economici e sociali dei prossimi decenni, mettono al centro della discussione pubblica temi epocali quali la tutela dell’ambiente e le trasformazioni del territorio e delle aree urbane e rurali, rendendo evidente la necessità di intervenire in ambiti strategici quali l’efficienza energetica, le energie rinnovabili e l’edilizia sostenibile, con l’obiettivo di elevare la qualità della vita dei cittadini, produrre nuova tecnologia, nuova economia (economia circolare), nuova occupazione.

Processi di tale portata fanno riferimento a una visione strategica di lungo periodo, che per trasformarsi in realtà deve essere supportata da una progettazione adeguata, capace di declinare principi di carattere generale e sovranazionale in politiche locali, rispettose delle caratteristiche del territorio e delle peculiarità delle popolazioni. A tal fine, è indispensabile coinvolgere i portatori d’interesse – in primis gli imprenditori, i professionisti, i ricercatori e le associazioni – e, soprattutto, sensibilizzare i cittadini in merito all’opportunità di adottare uno stile di vita improntato alla sostenibilità ambientale. In questo scenario da futuro (ormai) prossimo, l’obiettivo della Categoria deve essere quello di inserirsi a pieno titolo in questi processi, diventandone artefice, parte integrante e protagonista, in relazione alle proprie competenze.

Non pochi analisti e sociologi di fama internazionale, infatti, sostengono che l’evoluzione tecnologica sempre più favorirà i profili professionali legati all’ambiente e al territorio, perché caratterizzati da qualità impossibili da replicare dall’intelligenza artificiale: l’agilità cognitiva, la flessibilità, la trasversalità, l’empatia.

Sono ambiti nei quali il geometra è tradizionalmente chiamato ad operare, ed è plausibile immaginare che a fronte dell’auspicabile diffusione della “cultura della sostenibilità”, la richiesta possa crescere in maniera esponenziale: grazie alla riconosciuta capacità di fare evolvere la professionalità parallelamente al progresso tecnologico, i geometri continueranno ad essere i profili tecnici di riferimento per i cittadini che con sempre maggiore consapevolezza chiederanno città più vivibili e prive di barriere architettoniche; ambienti di vita salubri; interventi di riqualificazione energetica e ristrutturazione edilizia (anche per ridurre drasticamente l’esposizione al rischio); consulenza per usufruire di incentivi fiscali ad hoc; azioni di monitoraggio del territorio e delle infrastrutture finalizzate ad individuare le criticità e prevenire danni e disastri, eccetera.

Essere in grado di fornire risposte adeguate (ai cittadini come alla pubblica amministrazione) significa contribuire a disegnare il futuro dell’Italia. Perché le “risposte adeguate” sempre più saranno sinonimo di soluzioni a elevato tasso d’innovazione tecnologica, si tratti di intervenire in ambito edilizia 4.0 o nella prevenzione e mitigazione dei rischi naturali; nella manutenzione delle opere e del territorio a rischio o nel telerilevamento aereo e spaziale; in progetti di rigenerazione urbana in ottica universal design o nell’abbattimento dell’inquinamento indoor e l’innalzamento del confort abitativo.
Per consolidare il posizionamento nelle macro-aree ambiente e territorio (rendendole, assieme all’edilizia, ambiti professionali di eccellenza nei decenni a venire), la Categoria non deve smettere di fare evolvere le conoscenze e le competenze attuali, adeguandole ad un contesto (anch’esso in continua e fisiologica evoluzione) che, rispetto al passato, richiede maggiore specializzazione e capacità di lavorare in contesti inter e multidisciplinari.

Diventa sempre più strategico, quindi, impegnarsi sul fronte della formazione e delle relazioni con gli stakeholder. Vanno in questa direzione gli sforzi del Consiglio Nazionale per assicurare agli iscritti una formazione di qualità, in grado di fornire gli strumenti per re-interpretare la professione in chiave innovativa: pensiamo, ad esempio, alla progettazione edilizia, che difficilmente potrà prescindere dalla conoscenza della metodologia BIM; alle rilevazioni satellitari, ottimizzate dall’impiego dei big data; alla sicurezza sul lavoro che, approcciata con le tecnologie 4.0 e la realtà virtuale, è in grado di abbattere drasticamente il numero e la frequenza degli infortuni; all’evoluzione del catasto, sempre più a suo agio in una dimensione open data; alla gestione dei terreni agricoli, che assegna a droni e sensori la responsabilità di garantire il benessere animale e la sostenibilità ambientale. A corollario, corsi formativi di potenziamento delle soft skills per valorizzare le caratteristiche individuali e trasformarle in “leve” per gestire al meglio i rapporti con i clienti, anche nell’ottica di sensibilizzazione e informazione ai rischi di varia natura. Sullo sfondo, poi, il clouding, il blockchain, il data analytics.

Altrettanto rilevante l’impegno sul fronte delle relazioni con gli stakeholder: un lungo processo di costruzione e consolidamento di una piattaforma di dialogo e confronto con i più autorevoli interlocutori del settore – cito, a titolo esemplificativo, ANCE, ANCI, Legambiente, Enea – rendendo evidenti i contributi metodologici e operativi che la Categoria può apportare per definire le coordinate di un futuro che, per essere tale, non può che essere sostenibile.

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