venerdì, Novembre 15, 2024
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Attualità

La professione del Geometra dopo l’emergenza COVID – 19: cosa aspettarsi dal futuro?

Guarda al futuro il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati di Verona e mette a disposizione una ricerca qualitativa per scoprire le necessità e le aspettative professionali del domani, mentre è ancora in corso l’emergenza sanitaria.

La professione del Geometra dopo l’emergenza COVID – 19!
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“Il Collegio dei Geometri di Verona si dimostra nuovamente all’avanguardia nella scelta delle soluzioni strategiche e nella corretta individuazione delle prospettive da osservare. Gli esiti del sondaggio ci mettono a disposizione una disamina puntuale, offrendo gli strumenti necessari a tracciare un percorso per la sostenibilità futura della Categoria”. E’ l’opinione del Presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli, che ha letto con attenzione i risultati della ricerca qualitativa svolta in questi giorni dal Collegio Provinciale dei Geometri e Geometri Laureati. Un’analisi fortemente voluta dal Presidente Fiorenzo Furlani, che richiama l’attenzione della Categoria, per valutare insieme un’ipotesi di come sarà il lavoro ‘dopo’ l’emergenza sanitaria e per selezionare più rapidamente le misure ideali da mettere in atto.

Incarichi, lavoro e incassi in forte calo per i geometri veronesi. Il dato emerge dalla ricerca qualitativa, realizzata tramite questionario, che il Collegio Geometri e Geometri Laureati di Verona ha proposto, fin dall’inizio dell’emergenza, ai propri associati. L’obiettivo è fare una fotografia della reale situazione, delle necessità e delle aspettative dei professionisti geometri scaligeri e, di conseguenza, dei settori ad essi collegati, in primis quello delle costruzioni. L’analisi dei dati ha restituito che per la totalità dei geometri veronesi, l’attuale situazione avrà ripercussioni negative sull’attività e per il 45% degli intervistati, nelle prossime settimane, incarichi, lavoro e incassi diminuiranno di oltre il 60%.

Al questionario hanno risposto 745 iscritti al Collegio, circa 2/3 di quelli che svolgono attività libero professionale tra città e provincia. È la prima volta, quantomeno in Veneto, che viene fornita un’immagine così dettagliata del sentimento di questa categoria di professionisti, chiamata a confrontarsi con l’emergenza Coronavirus.

Oltre a chi valuta diminuzione dell’attività per oltre il 60%, quasi il 36% di chi ha risposto prevede un calo di lavoro fino al 50%.

Diminuzione determinata da diversi fattori. Le limitazioni a incontrare i clienti in studio o fuori, viste le restrizioni per le trasferte, le difficoltà per proseguire con le attività di cantiere, per i quali la normativa dei Dpcm non è sempre chiara, la complessità dei rapporti con le Pubbliche amministrazioni che, in questo periodo, dispongono di uffici tecnici difficilmente raggiungibili e, quasi esclusivamente, tramite Pec.

“Abbiamo voluto avviare questa ricerca tra i nostri professionisti associati – spiega Fiorenzo Furlani, presidente del Collegio Geometri di Verona – per avere una fotografia precisa di quali sono gli effetti di questa emergenza sulla nostra categoria, per comprenderne necessità e problemi e, di conseguenza, per mettere in campo risposte adeguate. Questa indagine, infatti, verrà condivisa con le nostre Istituzioni Nazionali, cioè Consiglio e Cassa, per essere loro di concreto supporto. Ci vogliono provvedimenti ed aiuti economici concreti e immediati, anche per i professionisti, per affrontare questa emergenza. L’obiettivo è incidere nei confronti delle Istituzioni governative. Noi guardiamo al futuro, siamo proiettati a dopo questa tempesta, ma è adesso che bisogna rimboccarsi le maniche e agire. Non dobbiamo mollare ma rimanere uniti: i geometri lo hanno dimostrato in 90 anni di storia”.

Gli strumenti per proseguire nell’attività come il telelavoro ci sono e vengono utilizzati dai geometri.

Sono importanti anche in un’ottica futura perché la convinzione è che, da questa difficile esperienza, la categoria apprenderà a utilizzare modalità di lavoro utili anche nel dopo emergenza sanitaria.

Già adesso, il telelavoro è usato da oltre la metà di chi ha risposto al questionario, ma per la stessa natura della professione, non sempre con questa modalità è possibile completare tutte le attività previste. Per oltre l’85% dei geometri veronesi, infatti, il telelavoro non è analogo a quello normale, anche perché per oltre il 70% sono i clienti che non possono o non hanno accettato di confrontarsi e discutere in conference call.

A questo si aggiungono tutte le attività da svolgere in cantiere, sia quelli già aperti sia quelli che avrebbero dovuto partire, i rilievi topografici da realizzare, i rapporti con le imprese da tenere, atti notarili che non possono essere gestiti con il telelavoro. Attività, quindi, che procedono con grande difficoltà o che si fermano.

Per questo, dai geometri scaligeri partono richieste di moratoria per scadenze, pagamenti e adempimenti vari a fronte di incassi molto ridotti se non del tutto assenti. Altrimenti, soprattutto per i più giovani che possono entrare su entrate basse, questa ulteriore frenata, rischia di portare gli studi alla chiusura definitiva.

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