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Prevenzione Civile. Dalle emergenze a Casa Italia

I rappresentanti della Rete Professioni Tecniche hanno partecipato al convegno “Prevenzione Civile. Dalle emergenze a Casa Italia”

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I rappresentanti della Rete Professioni Tecniche hanno partecipato al convegno “Prevenzione Civile. Dalle emergenze a Casa Italia” dedicato alle future misure del Governo in tema di prevenzione.

Meno danni e meno costi grazie alla prevenzione. Questo il messaggio della Rete Professioni Tecniche, i cui rappresentanti sono intervenuti oggi nel corso del convegno “Prevenzione Civile. Dalle emergenze a Casa Italia”, in occasione del quale sono state presentate le misure che il Governo ha in programma sul tema della prevenzione strutturale: piani, risorse, incentivi e bonus contro il rischio sismico e idrogeologico, per l’edilizia scolastica e la riqualificazione energetica.

Si è trattato di un importante momento di confronto, soprattutto perché per la prima volta lo Stato sembra essersi incamminato verso una direzione da tempo tracciata dai professionisti tecnici, avendo pianificato misure di prevenzione strutturale a lungo termine per la difesa da grandi rischi naturali, come quello sismico e idrogeologico, e per il rafforzamento delle infrastrutture del Paese. Sono previsti investimenti per 75 miliardi in 15 anni.

“E’ dal 2012 che noi professionisti tecnici – ha detto Armando Zambrano, Coordinatore della RPT e Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri – proponiamo un intervento concreto sulla prevenzione. Subito dopo il terremoto di agosto abbiamo lavorato ad un Piano per la prevenzione del rischio sismico che nelle settimane successive abbiamo condiviso e arricchito grazie ai contributi di molti altri organismi interessati. La prevenzione è un obiettivo non più procrastinabile. Rinunciarvi significherebbe esporci al rischio concreto di nuovi ingenti danni, sia in termini di vite umane che economici. C’è anche una questione di immagine che il nostro Paese proietta all’estero. E’ difficile convincere investitori a scommettere sull’Italia se vedono crollare case e capannoni. Per raggiungere l’obiettivo sono fondamentali le strutture di missione. L’esperienza insegna che le iniziative singole sono poco efficaci. Inoltre occorre ragionare sul lungo periodo. Come ribadiamo nel nostro documento, serve un piano della durata di 20/30 anni e un investimento stimabile intorno ai 100 miliardi di euro”.

“Casa Italia – ha commentato Andrea Sisti, Segretario Tesoriere della RPT e Presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali – sarà uno strumento importante per una corretta gestione del territorio e dei paesaggi italiani e per la loro valorizzazione. Un piano per il nostro territorio che ha come punto di partenza le nostre case. Noi professionisti ci sentiamo obbligati ad offrire il nostro contributo attraverso le nostre esperienze e competenze per far sì che l’ordinarietà diventi uno strumento di governo e non lo sia, invece, sempre e solo l’emergenza”.

“La burocrazia non faccia fallire gli interventi per la ricostruzione e per la messa in sicurezza del territorio nazionale che sono previsti nel Piano Casa Italia”. Questo l’appello di Giuseppe Cappochin, Consigliere della RPT e Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. Il quale poi ha aggiunto: “Va evitata la concentrazione di ruoli, funzioni, privilegi e sovrapposizioni spesso inutili, molti dei quali potrebbero, anzi dovrebbero, essere esternalizzati alle eccellenze presenti nella società civile, in particolare nell’ambito delle professioni intellettuali che devono essere valorizzate al massimo. La progettazione degli strumenti urbanistici, ad esempio, anziché essere affidata ad uffici speciali per la ricostruzione deve essere il risultato di concorsi internazionali, unica modalità per garantire qualità e buone architetture. Tutto ciò può essere ottenuto in tempi straordinariamente ridotti facendo ricorso a procedure telematiche che garantiscono trasparenza ed assoluta terzietà di giudizio”.

“Abbiamo sempre sottolineato come il percorso intrapreso dal Governo sia condivisibile – ha detto Francesco Peduto, Consigliere RPT e Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi -. I professionisti daranno volentieri il loro contributo. Tuttavia, dobbiamo anche segnalare alcune criticità. Gli obiettivi della mitigazione del rischio e di una buona costruzione implicano una conoscenza di base approfondita. In questo senso, per fare un esempio, noi geologi da tempo segnaliamo i ritardi che il nostro Paese fa ancora registrare nella compilazione della carta geologica dell’Italia. Insomma, a latere è necessario porre in essere una serie di azioni non strutturali come possono essere il fascicolo del fabbricato, il miglioramento dei comportamenti al fine di ridurre il numero delle vittime in occasione di eventi critici o informare i cittadini sullo stato delle loro abitazioni”.

“La prevenzione – ha dichiarato Maurizio Savoncelli, Consigliere RPT e Presidente del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati – è un obiettivo che chiama a raccolta tutti i soggetti sul territorio per provare a passare dall’emergenza ad un piano per l’Italia. Noi geometri continueremo a svolgere la nostra parte nell’ambito di due concetti fondamentali quali la sinergia interdisciplinare e la sussidiarietà. Per garantire il successo di ogni attività sul territorio è però necessaria una puntuale e approfondita conoscenza del territorio stesso: dal punto di vista geomorfologico ma anche socioeconomico”.

“Nella proposta della Rete per la definizione di un piano di prevenzione del rischio sismico – ha dichiarato Giampiero Giovannetti, Consigliere RPT e Presidente del Consiglio Nazionale dei Periti industriali e dei Periti industriali Laureati – un tassello fondamentale è rappresentato dal fascicolo del fabbricato. Con questo strumento, che contiene tutte le informazioni relative alla progettazione, alla struttura, alle componenti statiche, funzionali e impiantistiche, infatti, si potrà avere la piena consapevolezza dei livelli di rischio e di conseguenza programmare nel tempo le necessarie attività di adeguamento e di messa in sicurezza”.

“Le competenze del chimico professionista, a fianco delle restanti professionalità della Rete – ha dichiarato Nausicaa Orlandi, Consigliere RPT e Presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici – possono essere spese nell’ambito della prevenzione civile e nelle emergenze da terremoto perché il chimico può contribuire nella scelta dei materiali migliori ed ecosostenibili da impiegare nella ristrutturazione, recupero e restauro dei beni lesionati. Interviene, inoltre, quale esperto nelle caratterizzazioni analitiche per individuare aree inquinate per l’azione del sisma, suggerendo il percorso da seguire per contenere e circoscrivere l’eventuale diffusione degli inquinanti antropici e naturali. Interviene, infine, nella informazione e formazione, rivolte alla popolazione civile ed ai tecnici che intervengono nei luoghi del disastro, sui dispositivi di protezione individuale ed ambientale”.

 

La RTP sottolinea come, in seguito al sisma che ha colpito a più riprese l’Italia centrale, abbia elaborato un Piano di Prevenzione del rischio sismico che ha condiviso con altri organismi i quali, dopo averlo accolto con favore, hanno contribuito ad arricchirlo ulteriormente. Hanno partecipato a questo lavoro collettivo ANACI (Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari), CON.SCIENZE (Conferenza Nazionale dei Presidenti e dei Direttori delle Strutture Universitarie di Scienze e Tecnologie), CoPI (Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Ingegneria), ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), AISSA (Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Agraria) e UNI (Ente Italiano di Normazione).

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