Pmi edili/ Coseam: codice appalti, un caos a cui il governo deve porre rimedio
Siamo convinti, aggiunge il Presidente del Coseam Italia Mario Lucenti, che tale cancellazione non può essere altro che un mero errore materiale da parte degli uffici di Palazzo Chigi che tempestivamente verrà corretto.
L’iter di approvazione del decreto correttivo al Codice Appalti si è concluso e pur apprezzando la riforma messa in campo in molte parti, Coseam Italia e Aniem Nazionale, manifestano il loro sconcerto per la scomparsa del secondo comma dell’articolo 211 che di fatto ha ridimensionato fortemente i poteri dell’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, facendo scoppiare un caso.
Per il Presidente dell’Associazione delle pmi edili, Dino Piacentini “siamo stati sempre fermamente convinti del ruolo centrale dell’Anac nella prevenzione della corruzione nell’ambito delle amministrazioni pubbliche, anche mediante l’attuazione della trasparenza in tutti gli aspetti gestionali, nonché mediante l’attività di vigilanza nell’ambito dei contratti pubblici, degli incarichi e comunque in ogni settore della pubblica amministrazione che potenzialmente possa sviluppare fenomeni corruttivi. Una convinzione che niente e nessuno può e deve minare”.
E aggiunge Dino Piacentini: “Siamo sempre stati convinti come associazione dei costruttori che l’Anac debba assumere ancor di più un ruolo di azione e controllo preventivo anche e soprattutto per ridimensionare i tempi, tutt’oggi abnormi, di quando si è costretti a ricorrere alla giustizia amministrativa”.
“Siamo convinti, aggiunge il Presidente del Coseam Italia Mario Lucenti, che tale cancellazione non può essere altro che un mero errore materiale da parte degli uffici di Palazzo Chigi che tempestivamente verrà corretto.”
Prosegue Mario Lucenti: “Quelle righe facevano la differenza poiché permettono all’Anac di intervenire tempestivamente laddove si ravvisassero dei gravi illeciti. Quando Anac rileva gravi inadempienze da parte di una stazione appaltante e casi conclamati di illegittimità, può imporre il ritiro in autotutela di un atto, pena la multa del dirigente. Un potere che garantiva e deve continuare a farlo un intervento chiaro e deciso nei casi di non trasparenza negli appalti nel nostro Paese, a garanzia dei cittadini tutti e delle imprese che vogliono lavorare dentro le regole”.