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Edilizia

Perché bisogna procedere a stralciare il “ coefficiente H’t “ ?

Stralciare il coefficiente H’t significa restituire libertà progettuale in Italia, sbloccare i più importanti interventi di riqualificazione urbana e salvare la filiera industriale

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Giovedì 3 dicembre gli oltre 150 imprenditori presenti all’Assemblea Generale dei Soci UNICMI hanno votato all’unanimità una mozione per lo stralcio del coefficiente H’t dal Decreto “Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici” del 26 giugno 2015, che è stata veicolata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e ai Presidenti delle Commissioni Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici di Camera e Senato.

La mozione ha coinvolto la condivisione non solo delle Aziende appartenenti alla Divisione Facciate Continue di Unicmi (un settore che rappresenta sicuramente un’eccellenza del Made in Italy nel mondo ndr) e della filiera industriale dell’involucro edilizio (un comparto che fattura oltre 1,8 mld. di euro ndr ) ma dell’intero fronte associativo rappresentato dalle 13 Divisioni UNICMI, ha già raccolto l’adesione di importanti Studi di progettazione italiani e sarà trasmessa per condivisione agli organismi di rappresentanza degli Architetti e degli Ingegneri oltre che alla Presidenza dell’ANCE.

 Nella mozione è indicato come l’introduzione del coefficiente H’t rischi non solo di provocare gravi conseguenze per il comparto industriale italiano delle facciate continue e per l’indotto della filiera industriale dell’involucro, ma anche di porre enormi limiti progettuali all’architettura e di condizionare i valori del mercato immobiliare italiano.

 Unicmi dal canto suo ritiene che, benché l’intenzione del legislatore sia certamente stata più che apprezzabile, la modalità con cui il principio di efficienza energetica dell’involucro è applicato e tradotto in pratica sia anacronistico e molto lontano dalla realtà professionale, progettuale e costruttiva attuale nel campo delle facciate continue (o tecnologiche che dir si voglia).

Il grande rischio che si sta correndo e di cui UNICMI si dichiara testimone è che committenti e investitori rinuncino a intervenire sul patrimonio edilizio esistente visti gli extra-costi che sarebbero costretti a sostenere. Fra la committenza, sta infatti passando il pericoloso concetto per cui il legislatore, fissando un’asticella irrealizzabile e onerosa, scoraggi e blocchi gli interventi con richieste ‘estreme’ e difficilmente sostenibili finanziariamente, piuttosto che incoraggiare efficientamenti più graduali, con obiettivi realistici e realizzabili.

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