La ripresa economica italiana passa per riforma del Catasto e tasse sugli immobili
Riforma del Catasto e introduzione tasse sugli immobili residenziali basate su revisioni degli estimi catastali, in modo da aumentare il gettito e rendere il trattamento fiscale più equo
“Introdurre tasse sugli immobili residenziali basate su una necessario riforma del catasto, in modo da aumentare il gettito e rendere il trattamento fiscale più equo”. Sono le richieste che l’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, fa all’Italia per cercare di ridurre il gap del nostro Paese in termini di crescita del prodotto interno lordo.
Riforma del catasto e tassa sulla prima casa, dunque, s’inseriscono all’interno del “Global Economic Outlook”, il cui titolo indicativo (“Better but not good enough”) coinvolge in primo piano il lavoro e le aree di competenze dei professionisti tecnici. Un documento che riprende le raccomandazioni della Commissione europea nel suo “Pacchetto di primavera 2017”.
L’obiettivo, spiega l’Ocse, è quello di “ampliare la base contributiva e ridurre le aliquote sui redditi più bassi, per rafforzare l’incentivo al lavoro e aumentare la progressività fiscale”. Già in precedenza, nel suo Rapporto dello scorso febbraio, l’Organizzazione internazionale aveva provato a suggerire al nostro Paese alcuni modi per ovviare a questi problemi e aumentare il gettito fiscale, come la promozione di misure di adempimento spontaneo.
Se queste azioni non venissero messe in atto ora, secondo le previsioni europee, la stima della crescita italiana per il 2018 potrebbe diminuire dall’1% allo 0,8%, mentre, con un rinnovato impegno nella lotta all’evasione fiscale e maggiori investimenti nel settore pubblico e in progetti di riforma strutturale, l’Italia renderebbe più equo il sistema tributario e darebbe nuova linfa al suo sviluppo economico.
Ma perché ogni volta che ci si avvicina alla riforma del Catasto qualsiasi governo si ritrae inorridito e abbandona l’ipotesi?
La materia è molto articolata e complessa e pochi sembrano averlo compreso fino in fondo. Si tratterebbe, in linea generale, di tassare le case secondo il loro effettivo valore. Cosa comporterebbe la riforma del catasto? Per assurdo nelle aree più pregiate e nei centri storici delle città d’arte le case, agli occhi del fisco, varrebbero di più, mentre gli edifici situati in aree periferiche e in quelle degradate vedrebbero crollare il loro valore. Ora, è evidente che le aree pregiate sono numericamente poche, le altre sono molte di più. Se in una città come Roma, ad esempio, i proprietari delle periferie dovessero pagare meno, questo minor gettito andrebbe compensato da chi ha case molto belle in centro e nelle zone di lusso.