Il ruolo del Geometri nella gestione degli Open Data per l’ambiente
Le nuove frontiere nella ricerca scientifica, nella sostenibilità ambientale e nella comunicazione è il tema al centro del seminario promosso a Roma da Alta Scuola, dal centro di ricerca WARREDOC
“Le nuove frontiere nella ricerca scientifica, nella sostenibilità ambientale e nella comunicazione” è il tema al centro del seminario promosso a Roma da Alta Scuola, dal centro di ricerca WARREDOC dell’Università per stranieri di Perugia e dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), con la struttura di missione del Governo #Italia Sicura e l’UNESCO World Water Assessement Programma (WWAP). All’appuntamento in calendario nella roadmap 2017 – sul ruolo degli Open Data e dell’Open Science per la salute e il benessere dei cittadini – è intervenuto nella sessione “Best Policy e Sostenibilità” il Consigliere nazionale CNGeGL Pasquale Salvatore.
Seminari, giornate di studio, corsi di formazione brevi ed open day hanno finora coinvolto, e continueranno a interessare fino alla fine dell’anno, esperti del mondo accademico e professionale, enti governativi, pubbliche amministrazioni ed associazioni di categoria, studenti universitari e delle scuole superiori: un’iniziativa organizzata da Alta Scuola, dal centro di ricerca WARREDOC dell’Università per stranieri di Perugia e dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), con la struttura di missione del Governo #Italia Sicura e l’UNESCO World Water Assessement Programma (WWAP). Il calendario 2017 di questa roadmap, giunto alla seconda edizione, pone al centro dell’attenzione il tema dell’importanza delle scienze dell’acqua, con particolare riguardo all’uso degli Open Data per la tutela del patrimonio naturale e culturale del nostro Paese.
Nel corso dell’incontro che si è recentemente tenuto a Roma, si sono susseguiti gli interventi dell’On.le Chiara Braga, membro della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, di Fabrio Refrigeri, Assessore alle Infrastrutture, alle Politiche Abitative e agli Enti Locali della Regione Lazio, del coordinatore di #ItaliaSicura Erasmo De Angelis, dei vertici delle istituzioni che hanno maggiormente contribuito all’organizzazione, tra i quali Giovanni Paciullo, Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, Endro Martini, Presidente di Alta Scuola, Mauro Grassi di #ItaliaSicura, e Stefan Uhlenbrook dell’UNESCO WWAP. In questo contesto si è inserita la figura e il ruolo del Geometra, per eccellenza conferitore e fruitore – nella comunità scientifica e tecnica – delle principali banche dati sul nostro territorio.
“Innanzitutto dobbiamo precisare – ha affermato il Consigliere CNGeGL Pasquale Salvatore – che oggi si trattano informazioni composte da dati numerici e descrittivi: l’associazione di dati spaziali georeferenziati a indicazioni quali-quantitative di un opera, edificio o infrastruttura, di una zona o di dato territorio permettono di avere la conoscenza puntuale dell’ambiente in cui si vive e consentono di adottare le migliori pratiche per uno sviluppo sostenibile. La esatta posizione, le dimensioni, le caratteristiche costruttive e tipologiche sono tutti elementi indispensabili per programmare, progettare, realizzare e gestire il territorio antropizzato e non. Ecco il senso e il significato di ‘dato aperto’ in input e in output. Nell’ambito delle tematiche ambientali, di governo del territorio e delle sue risorse – rappresentate dalle fasi di analisi, programmazione, realizzazione/costruzione, gestione, monitoraggio e manutenzione, il Geometra è un ‘anello fondamentale della catena di produzione’. Basti pensare, ad esempio, alle funzioni ed alle attività tecnico-professionali necessarie nella gestione di dighe, invasi, impianti di captazione o delle reti di adduzione/distribuzione dell’acqua. Un concetto che si applica, naturalmente, anche all’edificato: il ‘dato’ è indispensabile per la conoscenza e per la manutenzione delle opere. Se prendiamo in considerazione gli acquedotti, i sistemi di irrigazione o gli impianti interni degli edifici, è ancor più facile comprendere come la dispersione delle acque sia un fattore che, oltre a concorrere ad aumentare lo spreco di una primaria risorsa di vita, può essere la causa in frane, smottamenti, nei cedimenti fondali. E’ un aspetto serissimo, che si può contenere solo con la corretta e coordinata gestione delle reti, a partire dalla conoscenza e, perché no, dalla costituzione di un catasto delle infrastrutture, in cui le nostre competenze possono essere utilizzate in diversi ruoli, sia nel settore Pubblico, sia in quello privato”. Questo approfondimento ha chiarito pienamente la necessità di un approccio interdisciplinare evidenziato, fra le altre cose, dal Consigliere CNGeGL Pasquale Salvatore, per affrontare e risolvere le complesse tematiche legate all’acqua. “La possibilità di fruire di banche dati pubbliche aggiornate da parte dell’intera comunità – ha aggiunto in conclusione – concorre sicuramente ad alimentare concretamente il cambiamento culturale, un passaggio che si ottiene più rapidamente se si interviene congiuntamente per modificare i comportamenti singoli e collettivi; e questo lo si può fare attraverso una stretta collaborazione fra il legislatore, il mondo scientifico/accademico, quello tecnico/operativo, quello produttivo e quello della comunicazione”.
Al termine delle diverse sessioni, si è tenuta la presentazione ufficiale del Rapporto 2017 delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche mondiali (WWDR), dal titolo “Acque reflue: la risorsa inesplorata”, a cura di Michela Miletto, Vice Coordinatrice di WWAP (una realtà che ha sede a Perugia e coordina il lavoro di 31 agenzie e 38 partner di UN-Water per la produzione di questo autorevole documento, voce delle Nazioni Unite sulle risorse idriche). I prossimi appuntamenti di WARREDOC sono fissati per il prossimo 22 settembre 2017 a Ferrara, in occasione dell’evento “Remtech-Esonda Expo 2017”, a cui seguirà – nel mese di ottobre – la cerimonia di premiazione “Unesco Water and Heritage Award”, che si terrà a Perugia. Gli esiti delle iniziative di lavoro saranno disseminati anche con una campagna di comunicazione sui principali social network, come Facebook e Twitter, e con la diffusione del #WATERMANIFESTO, un compendio di tweed e brevi comunicazioni sul tema, redatto congiuntamente dagli enti aderenti all’iniziativa, al fine di alimentare l’informazione dal basso coinvolgendo il mondo della rete per contribuire con ulteriori pensieri, su cosa voglia dire partecipazione dei cittadini all’innovazione, e come questa possa risolvere i problemi sociali ed economici della nostra e delle future generazioni.