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Ambiente

Rinnovabili, i geologi: è necessaria un’unica legge per regolamentare il settore della geotermia in Italia

“L’ecosostenibilità dell’energia geotermica e l’assenza di emissione di anidride carbonica non rappresentano nel nostro Paese condizioni sufficienti per garantire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia”

Energie rinnovabili e Geotermia: serve una legge nazionale!
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L’ecosostenibilità dell’energia geotermica e l’assenza di emissione di anidride carbonica non rappresentano nel nostro Paese condizioni sufficienti per garantire lo sviluppo e la diffusione della geotermia a bassa entalpia”. È quanto dichiara Tommaso Mascetti, Consigliere e Coordinatore Commissione Geotermia del CNG in vista del Convegno Nazionale: “Geotermia a Bassa Entalpia“, organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi, in collaborazione con l’Ordine dei Geologi del Lazio e la Fondazione Centro Studi del CNG, che avrà luogo giovedì 28 giugno 2018 dalle 09:00 alle 18:30 presso il Centro Congressi Frentani. Il geologo auspica l’obiettivo di un quadro normativo di riferimento per regolamentare il settore della geotermia in Italia.

“Per questa ragione – prosegue Mascetti – il ‘Decreto Posa Sonde’ deve ottenere una rapida approvazione: uno strumento indispensabile per la gestione delle attività inerenti la coltivazione della risorsa geotermica sul territorio nazionale. Soltanto con una legge per lo sviluppo e il riordino del settore, diverrà perseguibile, entro il 2030, l’obiettivo di un incremento del 200% di energia termica, posto dalla Global Geothermal Alliance”.

In Italia, la geotermia non è regolamentata allo stesso modo, non esiste, infatti, una legge riconosciuta a livello nazionale. Un esempio virtuoso è rappresentato dalla legge regionale lombarda come spiega Domenico Savoca, Presidente dell’Associazione Nazionale Ingegneri Minerari: “L’installazione delle pompe di calore geotermiche è favorita da un sistema normativo chiaro ed efficace che crea un ambiente amministrativo adeguato allo sviluppo di una tecnologia indirizzata alla riduzione dei consumi energetici.

La Regione Lombardia, sin dal 2009, ha legiferato con l’obiettivo di consentire l’incremento del numero di pompe di calore geotermiche, liberalizzandone l’installazione dal punto di vista amministrativo, in un quadro di riferimento ambientale volto alla massima tutela della falda idrica”.

Se la Lombardia rappresenta un’eccellenza, la stessa cosa non si può dire per il Lazio. “Nel marzo 2016 la Regione ha approvato la legge sulle piccole utilizzazioni locali di calore geotermico (L.R. n.3 del 21/04/2016). La finalità del provvedimento è promuovere interventi rivolti all’efficienza energetica e allo sviluppo della ‘Clean economy’, anche tramite l’utilizzo delle risorse geotermiche a bassa entalpia e l’installazione di impianti di produzione di calore dal geoscambio: un sistema ad alta efficienza che non comporta danni all’ecosistema ma ancora poco sviluppato”. Lo afferma Roberto Spalvieri, coordinatore della commissione Energia dell’Ordine dei Geologi Lazio e membro della Commissione Geotermia del CNG che continua: “La corretta applicazione della legge potrebbe contribuire a ottimizzare il fabbisogno energetico del patrimonio edilizio, oltre che le bollette dei cittadini. Purtroppo, però, non si è ancora giunti all’applicazione dei regolamenti attuativi, necessari al compimento degli iter procedurali e delle modalità operative”.

Durante il convegno si farà il punto sull’accordo raggiunto, lo scorso 14 giugno, dal Consiglio Ue, Europarlamento e Commissione europea sulla produzione di energie rinnovabili che dovranno coprire, entro il 2030, il 32% dei consumi energetici a livello europeo. A tal proposito, i geologi spiegano che, grazie a questa energia pulita, si potrebbe soddisfare il 50% dei consumi energetici. Le rinnovabili rappresentano il futuro dell’economia del nostro Paese, in linea anche con l’obiettivo 7 dell’Agenda 2030 dell’Onu che recita: “Aumentare considerevolmente entro il 2030 la quota di energie rinnovabili nel consumo totale di energia” e con l’Accordo di Parigi del 2015, firmato da 195 Paesi, che mira a ridurre le emissioni di anidride carbonica, uno dei principali e più pericolosi gas serra.

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