Continuano i dubbi sullo spot governativo pro sblocca Italia
L'Anci denuncia diverse lacune presenti sullo spot pro sblocca Italia, riguardanti le indicazioni fornite ai Comuni per l’inoltro delle comunicazioni
Continuano i dubbi sullo spot governativo pro sblocca Italia.
Con una lettera al viceministro dell’Economia Luigi Casero, il presidente dell’ANCI, Piero Fassino ha chiesto ufficialmente un incontro per discutere di alcune questioni relative all’applicazione delle norme di semplificazione edilizia e accatastamento dello Sblocca Italia.
I dubbi del presidente ANCI nascono dalla comunicazione, secondo alcuni in parte errata, che dal 21 gennaio scorso sta passando sulle televisioni nazionali attraversi lo spot pro sblocca Italia che tante polemiche sta suscitando.
Dal 21 gennaio scorso viene infatti trasmesso uno spot televisivo per informare i cittadini delle semplificazioni introdotte con lo sblocca Italia.
Secondo lo spot pro sblocca Italia, “oggi tutto è più semplice” e se il cittadino non modifica la struttura dell’abitazione e non cambia la volumetria complessiva, non c’è più bisogno del permesso di costruire, ma è sufficiente una semplice comunicazione di fine lavori al Comune”, inoltre lo spot si conclude affermando che “all’accatastamento ci pensa il comune”.
Nella lettera inviata a Casero il presidente dell’Anci Fassino osserva che se le nuove norme stabiliscono che “l’inoltro della comunicazione di inizio e fine lavori all’Agenzia delle Entrate è responsabilità del Comune e varrebbe anche ai fini dell’accatastamento l’attuale campagna di spot televisivi ha portato a dare il messaggio che sia proprio il Comune a provvedere all’accatastamento degli immobili”.
Una comunicazione errata che secondo Fassino non fa altro che generare profonde incomprensioni tra cittadini e pubbliche amministrazioni.
Critiche allo spot vengono anche da Maurizio Savoncelli, presidente del Consiglio nazionale dei geometri.
Anche Savoncelli infatti con una nota stampa inviata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi sottolinea come “si possa ingenerare un disallineamento dei dati, con conseguenti ritardi nell’aggiornamento della banca dati catastale e l’inopportuna vanificazione delle disposizioni contenute nell’articolo 19, comma 4 del decreto-legge n. 78/2010, convertito in legge n. 122/2010 per quanto riguarda la dichiarazione in catasto dei fabbricati non censiti. Inevitabili, inoltre, le ripercussioni negative anche sulla riforma del catasto appena avviata. I cittadini, secondo le nuove prescrizioni, previste dallo sblocca Italia oltre a non poter gestire direttamente la pratica di variazione catastale, potrebbero avere difficoltà anche solo nel seguirne la tracciabilità a causa di ostacoli “fisiologici”, come la mancanza di dialogo tra amministrazioni deputate a svolgere ruoli e funzioni differenti”.