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Appalti pubblici: in una ricerca risultati e proposte di riforma

Appalti pubblici: in una ricerca risultati e proposte di riforma che abbiano al centro la qualità dell'esecuzione

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Nel disegno di legge delega per il recepimento delle direttive europee sugli appalti pubblici si parla di “criteri reputazionali basati su parametri oggettivi e misurabili e su accertamenti definitivi concernenti il rispetto dei tempi e dei costi nell’esecuzione dei contratti”.

L’analisi svolta nell’indagine condotta da Promo PA Fondazione con BravoSolution su 250 stazioni appaltanti, alla luce delle esperienze internazionali e dei riscontri con le stazioni appaltanti, ha consentito di tentare alcune proposte operative.

  • Una prima possibilità è quella che deriva da un utilizzo più estensivo delle tecnologie esistenti: esistono oggi sul mercato soluzioni tecnologiche pronte (si veda il cap. 4) che consentono un controllo completo della filiera dei fornitori e un monitoraggio costante dell’opera basandosi su un set di indicatori che possono anche includere criteri di tipo reputazionale. Questa prima soluzione è di rapida e semplice implementazione e, pur non essendo generalizzabile a tutte le stazioni appaltanti, potrebbe dotare il buyer pubblico degli strumenti adeguati di cui oggi avverte la necessità.

  • Una seconda possibilità è quella di creare un modello reputazionale basato su uno standard nazionale unico, governato e gestitito da Anac. Questa possibilità può essere sviluppata in due direzioni. In una prima ipotesi si potrebbe pensare a creare/potenziare un database nazionale creando un’area riservata nella quale le stazioni appaltanti e i fornitori possano scambiare informazioni di tipo reputazionale legate alla performance passata e generando un rating utilizzabile dai buyer per rimpostare le procedure di gara. Questa prima soluzione andrebbe nella direzione di quanto fatto dagli Stati Uniti e porterebbe a creare un modello unico nazionale. Il sistema d’altro canto sarebbe “chiuso” e le informazioni reputazionali sarebbero riservate agli attori coinvolti nel procedimento di gara.

  • Una terza ipotesi potrebbe invece prevedere la creazione di un luogo virtuale, completamente accessibile via web dalle pubbliche amministrazioni, dalle aziende e dal pubblico, nel quale poter inserire le informazioni relative ai progetti e agli interventi di dimensione rilevante. Dietro approvazione da parte delle imprese, ogni stazione appaltante inserirebbe i progetti nel database con una descrizione dettagliata del progetto e dei relativi tempi e costi e aggiornando le informazioni man mano che il progetto procede, in modo da poter verificare in tempo reale lo stato di avanzamento dell’opera. Ogni progetto dovrebbe poter essere associato alla relativa stazione appaltante e alle relative imprese fornitrici. In questa ipotesi, il modello reputazionale si basa sulla disponibilità di un sistema informativo che raccoglie i dati di dettaglio sulle singole opere e che permette di ricostruire, via web, in modo libero, lo stato dell’arte e la storia dei singoli interventi. I progetti sono valutati pubblicamente dai responsabili del procedimento e le imprese, dal canto loro, possono esprimere giudizi su come la stazione appaltante ha gestito l’intervento. Ad esempio, la realizzazione di una scuola potrebbe essere valutata dalla stazione appaltante che l’ha voluta, dall’impresa che l’ha realizzata e anche dalla comunità locale che ne deve usufruire. Le valutazioni dovrebbero essere strutturate secondo indicatori standard e condivisi e il sistema dovrebbe poter generare report statistici sulle opere realizzate e sul loro stato di avanzamento (costi, tempi, durata, ecc).

Secondo gli analisti, quello che è auspicabile è la creazione di un sistema unico degli appalti pubblici che generi una sorta di “cruscotto fornitore” che consenta alle stazioni appaltanti di gestire gli operatori economici condividendone la «reputazione» al proprio interno ed, eventualmente, con altre stazioni appaltanti.

In attesa di eventuali indirizzi e conferme di applicabilità del “rating reputazionale” sull’invitabilità degli operatori economici alle procedure di scelta del contraente (ovvero su possibili premialità in fase di valutazione delle offerte), già la sola esistenza di un sistema strutturato di raccolta e condivisione di valutazioni oggettive è in grado di produrre effetti positivi. Si pensi alla maggiore attenzione che gli operatori economici saranno indotti a prestare rispetto alle proprie prestazioni, se esse saranno oggetto di una misurazione non contestabile, espressa in indicatori sintetici e pubblicata trasparentemente e con libero accesso.

 

Mutuando, con le dovute cautele, il suggerimento di alcune stazioni appaltanti che hanno evocato una sorta di Tripadvisor degli Appalti, si otterrebbe l’importante effetto di spostare l’attenzione dal prezzo alla qualità e al consumo, che rappresentano nella maggior parte dei casi l’elemento più rilevante e meno evidente alla base della spesa pubblica.

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