Per completare lo smaltimento degli oltre 32 milioni di tonnellate di amianto ancora presenti in varie forme in Italia, ci vorranno altri 85 anni.
Quasi un secolo per mettere, quasi, in sicurezza le città italiane, nonostante la bonifica prosegue al ritmo di circa 380mila tonnellate d’amianto dismesse ogni 12 mesi.
A 23 anni dalla messa al bando di ogni attività di estrazione, commercio, importazione, esportazione e produzione di amianto, il tema della bonifica è sempre di grande attualità.
La lotta all’amianto continua
Stando ai dati del ministero dell’Ambiente, i siti in cui la presenza di amianto è considerata “preoccupante” e che devono ancora essere bonificati sono circa 35.500.
Oltre a Casale Monferrato, dove la fabbrica della Eternit ha provocato più di 1.700 vittime, tra le aree più a rischio figura anche Bari, che fino al 1985 ha ospitato lo stabilimento della Fibronit, fabbrica di elementi per l’edilizia a base di amianto..
Altri siti di interesse nazionale sono Broni-Fibronit (Pavia), Priolo-Eternit Siciliana (Siracusa), Balangero-Cava Monte S.Vittore (Torino), Napoli Bagnoli-Eternit, Tito-ex Liquichimica (Prato), Biancavilla-Cave Monte Calvario (Catania) e Emarese-Cave di Pietra (Aosta).
Una quantità di siti inquinati che ha seminato morte e disperazione in tutta Italia e che ha portato la penisola ha porsi al vertice della task force europea per la sorveglianza attiva dell’amianto.
Costi di bonifiche a cui lo stato deve anche aggiungere i costi generati dalle migliaia di casi di tumore generati dalle polveri di amianto.
Una situazione che negli ultimi anni ha comunque registrato un miglioramento nell’efficacia dei trattamenti e nel controllo dei sintomi del mesotelioma. Una situazione migliorata anche grazie all’introduzione di nuovi farmaci chemioterapici.
La terapia medica oggi rappresenta ancora il riferimento principale nel trattamento del mesotelioma.