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Edilizia

Dalla Sardegna parte la lotta contro l’Imu

I comuni sardi di Sardara e Guspini promuovono il ricorso al Tar contro il decreto ministeriale sull’esenzione dall’Imu per i terreni montani

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Parte dalla Sardegna la lotta contro l’Imu, contro quelli che migliaia di contribuenti chiamano abusi dello stato centrale. I comuni di Guspini e Sardara, centri abitati situati nell’ex provincia del Medio Campidano, hanno proposto ricorso al Tar del Lazio contro il decreto ministeriale sull’esenzione dall’Imu per i terreni montani con cui il Governo ha inteso rivedere la classificazione dei comuni montani, eliminando i criteri precedenti e introducendo come criterio principale l’altitudine di 600 metri della Casa comunale dal livello del mare.

In terra di Sardegna la protesta sembra quindi montare.

Dai dubbi di incostituzionalità sul decreto Imu montano alle proteste locali caratterizzate anche da flashmob estemporanei, comuni e professionisti sardi stanno facendo sentire la loro voce.

Si dichiarano fortemente penalizzati dal decreto sull’Imu montano e avendo ravvisato profili di illegittimità dallo stesso, come la violazione del principio di irretroattività delle norme e il difetto di proporzionalità dovuto alla riduzione delle assegnazioni del fondo di solidarietà sostituendole con entrate future e incerte, i due comuni con proprio atto di giunta hanno deliberato di affidarsi ai legali dell’ Anci Sardegna.

Con una lettera indirizzata all’Anci Sardegna, il comune di Guspini si è unito al coro di protesta levato dai sindaci sardi sulla recente norma relativa al de-finanziamento degli Enti locali che la Regione sta applicando nei confronti dei comuni.

 

Nella lettera si legge: La scelta dell’economia sarda non è quella di anticipare la scadenza del de-finanziamento ma quella di prorogarla di tre o sei mesi per utilizzare al meglio l’allentamento statale del patto di stabilità; i comuni con progetti cantierabili hanno già perso tre mesi di tempo prezioso e quelli prossimi al bando si trovano fortemente danneggiati, trovandosi improvvisamente senza copertura per le spese di progettazione pagate o da pagare; quelli non ancora prossimi al bando, a causa degli adempimenti burocratici e del patto di stabilità, che avevano comunque un impegno di spesa certo, si trovano a dover ricominciare da capo il percorso incerto nell’esito e nella dotazione finanziaria. La lettera conclude con una richiesta di discussione, non ai tavoli bilaterali ma nelle opportune sedi previste dalla normativa, per trovare una possibile intesa e scongiurare un immancabile quanto doveroso ricorso al Tar se la norma non dovesse essere modificata.

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