Imprese italiane soffocate dalla Burocrazia.
A distanza di 10 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, infatti, nessuna impresa è ancora riuscita a ottenere 1 euro di prestito.
Le aziende italiane sono oppresse da un macigno pesante 57 miliardi di euro. Ammonta a tanto infatti il totale delle tasse e delle imposte che le imprese italiane devono pagare al fisco ogni anno. Una contribuzione verso un socio occulto (cosi affermano in tanti) che se sommata alla cattiva burocrazia rende difficilissimo il rapporto tra le imprese e la Pubblica amministrazione.
Un esempio su tutti; le disposizioni che negli ultimi tre mesi sono state emanate da regioni, enti locali e Governo. Decreti e ordinamenti emanati per combattere il rischio coronavirus ma che nella realtà dei fati anno solo creato ancora più confusione nel settore delle aziende e delle PMI. Il solo Governo ha emanato circa 12 decreti, per un totale di oltre 170 pagine, per fronteggiare l’emergenza Covid-19.
Il paradosso, segnalato dalla CGIA, del decreto liquidità. Le Imprese che, a fronte della possibilità di accedere a prestiti previsti dal decreto liquidità, sono riuscite ad ottenere un prestito sono relativamente poche.
“In Italia si stima vi siano oltre 160.000 norme, di cui 71.000 promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale – ha affermato Paolo Zabeo, direttore dell’Ufficio CGIA Mestre – Una proliferazione normativa abnorme che se confrontato con il resto dei paesi dell’area Europea ci rende ancora più forte l’immagine di un Italia malata di troppa burocrazia”.
Uno spaccato, quello fotografato dall’Ufficio studi della CGIA, che fa rabbrividire.
“Tuttavia – segnala il segretario della CGIA Renato Mason – una soluzione è praticabile. Si potrebbe, ad esempio, ridurre il numero delle leggi attraverso l’abrogazione di quelle più datate, evitando così la sovrapposizione legislativa che su molte materie ha generato incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi ed adempimenti sempre più onerosi, facendo diventare la burocrazia un nemico invisibile e difficilmente superabile”.
Alcuni suggerimenti per sburocratizzare il Paese. Cosa si potrebbe fare per migliorare l’efficienza della nostra Pubblica amministrazione, alleggerendo così i costi amministrativi delle aziende? Innanzitutto, come dicevamo più sopra, bisogna semplificare il quadro normativo. Cercare, ove è possibile, di non sovrapporre più livelli di governo sullo stesso argomento e, in particolar modo, accelerare i tempi di risposta della Pubblica amministrazione.
Con troppe leggi, decreti e regolamenti i primi penalizzati sono i funzionari pubblici che nell’incertezza si “difendono” spostando nel tempo le decisioni. Nello specifico è necessario:
- migliorare la qualità e ridurre il numero delle leggi, analizzando più attentamente il loro impatto, soprattutto su micro e piccole imprese;
- monitorare con cadenza periodica gli effetti delle nuove misure per poter introdurre tempestivamente dei correttivi;
- consolidare l’informatizzazione della Pubblica amministrazione, rendendo i siti più accessibili e i contenuti più fruibili;
- far dialogare tra di loro le banche dati pubbliche per evitare la duplicazione delle richieste;
- permettere all’utenza la compilazione esclusivamente per via telematica delle istanze;
- procedere e completare la standardizzazione della modulistica;
- accrescere la professionalità dei dipendenti pubblici attraverso un’adeguata e continua formazione.