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Pensione autonomi: inaccettabile la discriminazione sul lavoro autonomo

Pensione Autonomi figli di un Dio minore. Sulle pensioni è tempo di eliminare la pesante discriminazione verso il lavoro autonomo

Pensione autonomi: inaccettabile la discriminazione sul lavoro autonomo
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Sulle pensioni è tempo di eliminare la pesante discriminazione verso il lavoro autonomo. E’ quanto ha sottolineato CNA insieme alle altre organizzazioni di Rete Imprese in un documento presentato al Cnel dove si è riunito il gruppo tecnico di lavoro sul sistema pensionistico pubblico e privato.

Il documento indica che è indispensabile introdurre elementi strutturali di flessibilità per l’accesso al pensionamento, quando sarà superata Quota 100. Infatti il pensionamento caratterizzato da elementi di flessibilità, oltre a reintrodurre una possibilità prevista dalla Riforma Dini, potrebbe consentire al mondo delle imprese di programmare in maniera più efficace il ricambio generazionale.

CNA tuttavia pone alcune condizioni per un sistema equo e non discriminatorio. Gli interventi per favorire la flessibilità in uscita “devono produrre effetti trasversali tra le varie categorie di lavoratori, senza creare discriminazioni tra dipendenti e lavoratori autonomi, conferendo equità ai vari settori”.

Infatti, “troppo spesso i lavoratori autonomi sono esclusi dall’introduzione di prestazioni, condizionate da requisiti d’accesso molto specifici, alle quali hanno diritto solo i lavoratori dipendenti”. E’ inaccettabile l’esclusione dei lavoratori autonomi dalla classificazione delle attività gravose e usuranti.

Già in passato CNA e le altre organizzazioni di Rete Imprese hanno in più occasioni rilevato quella che ancora oggi è la principale anomalia e criticità della disciplina in esame e cioè la mancata estensione del beneficio pensionistico al lavoro autonomo.

Nonostante tale principio fosse contenuto nella Riforma Dini del 1995 che stabilisce l’estensione a tutti i lavoratori, dipendenti privati, pubblici e autonomi, il beneficio di legge, prevedendo a tal fine l’emanazione di specifici decreti ministeriali, di fatto non è stato mai realizzato. “L’impostazione normativa risulta quindi discriminante, finalizzata a riservare i benefici ai soli lavoratori dipendenti. Si tratta di un’esclusione inaccettabile che discrimina i cittadini e i lavoratori”.

I lavoratori autonomi, come ad esempio i panificatori, esposti a cicli produttivi massacranti, al lavoro notturno che causa degenerazione al sistema neurovegetativo, alle esposizioni ad agenti gravemente interferenti con la salute del fornaio, chiedono con forza che sia ripristinata la volontà del legislatore espressa nelle precedenti riforme del sistema pensionistico (oltre alla Legge Dini anche la Riforma Amato del 1992), estendendo la previsione della disciplina in esame anche ai lavoratori autonomi, la cui esclusione presenta peraltro profili di dubbia legittimità costituzionale.

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