Anche secondo voi in Italia c’è bisogno di equità fiscale?
Anche se sono escluse le prime case – conclude il relatore - colpire il patrimonio immobiliare avrà un sicuro riflesso negativo
Sull’istituzione dell’imposta municipale sugli immobili, meglio conosciuta come la proposta di legge per la nuova IMU, si è tenuta l’audizione parlamentare odierna presso la VI Commissione Finanze. Fra i necessari pareri finora raccolti, anche la posizione della Rete Professioni Tecniche: insieme al Coordinatore Armando Zambrano erano presenti i Consiglieri Francesco Peduto e Maurizio Savoncelli
Una memoria sulla proposta di legge che accoglie gli approfondimenti elaborati dalla Rete Professioni Tecniche. E’ la nota depositata dalla Rete Professioni Tecniche che ha impegnato un apposito gruppo di lavoro, coordinato dal Consigliere RPT Maurizio Savoncelli e da quest’ultimo direttamente esposta nel corso dell’audizione parlamentare.
I punti salienti individuati sono più d’uno e la loro portata ruota intorno al concetto dell’equità fiscale, con cui il relatore prelude alla richiesta di una indispensabile riforma catastale, che viene ampiamente argomentata nell’intervento. “Nonostante i perfezionamenti condotti dall’Agenzia delle Entrate – un impegno lungamente profuso che ha portato all’allineamento finale delle posizioni – consentendo di fatto l’esclusione di ogni discrasia fra gli identificativi particellari, l’impianto della proposta di legge AC. 1429 resta ancorato a una normativa del 1939. Come è notorio, inoltre, si parla di un Catasto dei Fabbricati statico e non dinamico, che ‘non sembra essersi accorto’ del declassamento del valore degli immobili registrato nel corso degli ultimi 10/12 anni, nè tantomeno ha preso nota del mutato contesto urbanistico delle periferie e dei centri storici. Si tratta di variazioni che, secondo la proposta di legge sono basate su un dato di partenza non attendibile, mentre alla luce della collaborazione in essere fra l’Agenzia delle Entrate con le categorie tecniche potrebbero essere rapidamente recepite grazie a un aggiornamento delle rendite catastali, i cui dati ultimi risalgono finora al 1990”.
“Anche se sono escluse le prime case – conclude il relatore – colpire il patrimonio immobiliare nazionale con l’istituzione di un imposta così concepita – ha un riflesso negativo persino nel più complessivo processo di rigenerazione urbana, o meglio di riqualificazione e recupero del patrimonio edilizio preesistente”.